CHE ASPETTANO?

di Lorenzo Parolin[L8/316]

Che aspettano

Di chi è la colpa della crisi?
La colpa è da addebitare per intero all’egoismo di ciascun essere umano. Dove ognuno pensa ad abbellire e ad arricchire la sua celletta privata, il resto dell’alveare si destruttura, si impoverisce ed entra in crisi.
Questa crisi però non è da confondere con una carestia generale, perché il PIL mondiale continua a crescere. Si tratta piuttosto di un travaso di ricchezza da una parte ad un’altra del mondo. Quelli che si abbuffano stando nell’ombra hanno spostato silenziosamente i loro investimenti in altri paesi, mentre monta il disagio e il rumore tra quelli che stringono la cinghia.
La crisi, dunque, è sicuramente colpa degli egoisti di grossa taglia, ma non meno colpevoli sono i piccoli egoisti che gridano rassegnati la loro impotenza anziché superare il loro egoismo ed ergersi potenti in forma associata contro i pochi soverchiatori.
I lavoratori messi in difficoltà, sono o non sono numericamente in stragrande maggioranza? E allora, che aspettano a dominare il loro egoismo che li tiene tra loro isolati, e difendersi in gruppo?

 

Poniamo di partire da una situazione di equilibrio in cui tutti abbiano beni in misura uguale, ed introduciamo l’egoismo. Subito i più forti si appropriano dei beni dei loro vicini e questi non riescono ad opporsi alla rapina a causa dell’individualismo egoistico che li rende incapaci di fare lega tra di loro. Così l’egoista forte si rafforza sempre di più e l’egoista debole si indebolisce sempre di più. L’egoista debole, benché stremato, dovrebbe smettere di cercare soluzioni da solo, pensando in primo luogo a salvare sé stesso; la soluzione passa obbligatoriamente attraverso la forza del gruppo. L’equilibrio fondato sull’egoismo è dunque instabile: ogni piccola perturbazione innesca oscillazioni divergenti che si amplificano fino a portare al collasso il Sistema. L’altruismo, invece, genera forze che favoriscono lo smorzamento delle perturbazioni e il mantenimento del controllo.    Il dominio e la schiavitù sono gli approdi finali degli esseri egoisti, sono le due facce estreme dello stesso male.
Chi è padrone di sé stesso non si lascia dominare né si abbassa a dominare, ma diventa capace di dominare il proprio egoismo. Ciò è possibile solo se si ammette di essere creature di Dio e si pratica l’amore al prossimo. Allora, nella lega che si forma tra quelli che hanno gli stessi ideali, c’è concordia, e l’associazione compatta può smontare qualunque macchinazione. Associarsi politicamente non basta, nemmeno se si è già cresciuti culturalmente e professionalmente, ciò avrebbe al massimo l’effetto di trasformare qualche egoista debole in egoista forte, qualche sottomesso in prevaricatore. Qui servono dei rivoluzionari disposti a cambiare sé stessi e a diventare meno egoisti.